STORIA DELL'IMPLANTOLOGIA


- FISIOINTEGRAZIONE -



Testo tratto dal sito www.glorenzon.it del dott. Giorgio Lorenzon - Brandizzo (TO)

 

Presupposto fondamentale perché avvenga l’osteointegrazione attorno a qualunque tipo di impianto immerso in una qualsiasi struttura ossea è la quiescenza meccanica. Questo fatto ritenuto dogmatico e di importanza assoluta fino a poco tempo fa, sta andando incontra ad una revisione critica. Finalmente in tempi recenti si è presa coscienza da parte degli adepti di questa “nuova” implantologia che è possibile caricare la struttura in tempi brevi.

I due atteggiamenti estremi però hanno insiti in loro rischi e benefici tutt’altro che trascurabili.

Va ricordato quindi all’interno del cavo orale la presenza di forze di intensità notevole, che espongono la struttura ossea di appoggio a rischi di trasformazione in senso positivo e negativo, in accordo alle leggi di Roux e di wolf.

Roux: L’aumento delle forze pressorie porta alla formazione di un nuovo tessuto osseo, mentre la diminuzione e la mancanza di stimoli pressori porta alla formazione di tessuto osteoide.

Wolf: Ogni stimolo funzionale porta ad una modificazione dell’osso e conseguentemente ogni modificazione dell’intensità e della direzione delle forze conducono ad una variazione della solidarizzazione degli impianti mediante elettrosaldatura per sincristallizzazione.

La connessione dell’elemento dentario all’osso è realizzato dalle cellule dell’epitelio giunzionale e da quel complesso di fibre collagene che sono parte costituente della struttura di tutti i tessuti parodontali.

 

Si identificano in:

Fasci gengivo-dentali che connettono da una parte il cemento, e dall’altra il tessuto gengivale 9° più precisamente in direzione occlusale il margine gengivale in direzione orizzontale e apicale la gengiva aderente.

Fasci circolare o di Kolliker che circondano il dente ad anello e contribuiscono a mantenere il tessuto gengivale strettamente aderente alla superficie del dente.

Fasci transeptali che connettono il colletto dei denti contigui scorrendo sopra le creste alveolari.

Fasci dento periostei che connettono il cemento all’alveolo (fibre di Sharpey). Topograficamente questi fasci sono suddivisi in gruppo della cresta alveolare, gruppo orizzontale, gruppo obliquo, gruppo apicale.

Tutte queste strutture inoltre esercitano la funzione di difesa contro agenti irritanti e carichi masticatori fisiologici o no.

Difesa passiva è svolta dall’azione dell’apparato legamentoso delimitato dalle fibre collagene che contengono sostanze glicoproteiche. Il funzionamento può essere paragonato ad un ammortizzatore idraulico.

Sotto carico vi è interscambio tra spazio ligamentoso e osseo dei proteoglicani con un vero e proprio meccanismo di pompa che produce un movimento di va e vieni nei due sensi.

I fasci circolari coronali sigillano lo spazio verso l’esterno.

Dando quindi per scontata l’avvenuta osteointegrazione in fase di carico non ancora realizzato, dobbiamo porci la domanda se questo stato è destinato a durare dal momento in cui iniziano ad agire le forze masticatorie.

E’ doveroso a questo punto ricordare tutte le ricerche che sono state fatte nel passata da valenti ricercatori come Pasqualini, Tramonte, Pierazzini, Muratori, Zerosi, Russo, Camera, Emanuelli, Lo Bello, ecc. ecc.

Impossibile elencare in modo compiuto tutti quei ricercatori a cui va la nostra riconoscenza per l’enorme lavoro scientifico.

Particolarmente interessante, è il lavoro di James all’Università di Loma Linda in California citata da Pierazzini nel suo trattato a cui rimandiamo chi vuole approfondire all’argomento.

James ha eseguito ricerche al microscopio elettronico ma non solo a livello del corpo implantare, ma anche dei colletti ove ha evidenziato la presenza di una lamina anista costituita da macromolecole di proteoglicami in cui è possibile individuare emidesmosomi provenienti dalle cellule epiteliali. Questa intima connessione degli emidesmosomi epiteliali con la lamina di proteoglicani come interfaccia, potrebbe all’ipotesi della presenza di un sigillo non identico a quello del dente naturale, e quindi con funzionalità differente.

La struttura del perimplantare analizza anche con indagini radiologiche può quindi essere sintetizzata in diversi piani concentrici.

 

1 -

stato proteoglicani aderenti al titanio implantare.

2 -

stato di fibrille collagene ad andamento circolare, ma nel quale sono presenti fibre oblique che penetrano nello strato dei proteoglicani.

3 -

stato vascolare intermedio vasi e fibre disposte in struttura più lassa in bagno di proteoglicani.

4 -

stato periferico di fasci densi ad andamento circolare e radiale con funzione di ancoraggio alla lamina ossea neoformata.

 

Da tutto ciò ne consegue l’osservazione che la biointegrazione dell’impianto è diversa a seconda dei distretti anatomici.

Il contatto osso – titanio non è univoco ma può presentarsi sotto varie forme lungo tutto il suo decorso.

Elemento comunque anche nelle zone di intimo contatto (soprattutto le paracorticali) è la presenza costante dei proteoglicani.

 


 

Osservazione personale

Nel 1980, Zerosi presentò al X Meeting Internazionale Impianti e Trapianti Dentari tenutosi a Bologna una comunicazione riguardante l’istologia dei tessuti intorno a monconi implantari: occorre ricordare che in quegli anni i quesiti erano spesso incentrati se l’impianto costituisse una via di ingresso dei foci infettivi.

 

Nella conclusione che assolve la metodica da questa accusa, Zerosi descrive un’alterazione di tipo degenerativo delle cellule più superficiali dell’epitelio di contatto definendola “pallonite”.

Questo quadro istologico ci suggerisce quindi la conferma delle osservazioni dei vari ricercatori.

L’infarcimento citoplasmatico è la prova di un meccanismo funzionale diverso del neo-parodonto perimplantare.

Il meccanismo di pompa dei proteoglicani evidentemente non è solamente bidirezionale nei confronti della lamina dura.

La differente architettura strutturale dell’andamento delle fibre collagene non riesce a contenere ai livelli profondi la circolazione fluida.

 

La sepimentazione meno frammentata del neo-parodonto produce nell’interspazio pressioni specifiche più elevate, secondo il teorema di Laplace.

I carichi quindi, danno origine ad un effetto pistone che non potendosi scaricare sulle pareti in modo fisiologico porta ad affiorare lo stato dei proteoglicani.

(Ricordiamo la minore tenuta cervicale dovuta alla mancanza di fasci circolari, fisiologici sostenuti da quelli neoformati e non ugualmente efficaci).

La natura finalistica insita in ogni organismo porta quindi le cellule cervicali ad esercitare una funzione di barriera e di eventuale recupero dei fluidi di derivazione profonda.

Da qui l’infarcimento citoplasmatico che è testimonianza della fisiologia profonda.

La degenerazione citoplasmatica è fenomeno osservabile in tutti i tipi di impianti non solidarizzati sia a tecnica sommersa sia transmucosa.

 

I primi riscontri istologici attorno all’emergenza degli elementi elettrosaldati dimostrano un’assenza totale del fenomeno o una presenza in forma molto attenuata.

E’ in corso una ricerca per verificare il comportamento profondo delle strutture solidarizzate.

Queste, come dimostrano le ricerche biomeccaniche effettuate, manifestano una caduta delle tensioni corticali del 15-20 %. Tale fatto porta alla non formazione del cono di riassorbimento, ma ad un intimo contatto in cui la quota glicoproteica è ai livelli minimi e contenuta in sede.

 

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